BASTA ATTACCHI AL SINDACATO!

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OCCORRE CONFRONTARSI, CONTRATTARE, RISOLVERE I PROBLEMI

Un milione di italiani, nella manifestazione del 25 Ottobre in piazza San Giovanni a Roma, e nelle varie realtà del paese con scioperi e presidi per difendere l’occupazione, hanno levato la loro protesta con pacifica determinazione. Anziché intervenire nel merito e operare per risolvere i problemi e garantire i diritti, si risponde con cariche della polizia o con attacchi, volgarità e insulti.

Questo da parte di chi ha ruoli Istituzionali e di partito (Governo, Parlamentari, ecc.). Provocazioni e insulti che, fra l’altro, dimostrano la non conoscenza della storia, delle regole – a partire da quelle Costituzionali – che riguardano la vita, l’attività e il ruolo del sindacato in Italia.

Atteggiamenti, questi, che mi hanno fatto rivivere alcuni momenti del mio impegno sociale e politico nel passato. Ritengo utile ricordarne alcuni.

Quando iniziai a lavorare in fabbrica, nel 1947, e mi iscrissi al sindacato, mi diedero da studiare un opuscolo che tra l’altro conteneva lo statuto della Cgil approvato al Congresso di Napoli il primo Febbraio 1945, il quale, all’articolo 8 stabiliva: “ la Cgil, come tutte le organizzazioni che vi aderiscono, deve garantire a tutti i suoi iscritti la più piena libertà di opinione….l’indipendenza dai sindacati, dai partiti politici e dallo Stato.”.

LA LOTTA AL PRECARIATO… SESSANT’ANNI FA

Passano gli anni, siamo nel Novembre del 1954 – 60 anni fa- quando gli oltre 2.800 operai, lavoratori delle Officine Borletti di Milano, mi elessero loro rappresentante in Commissione Interna. Mi trovai immediatamente impegnato in una lunga lotta aziendale che aveva come primo obiettivo l’assunzione a tempo indeterminato degli oltre 700 giovani e ragazze – con contratto a termine trimestrale – e gli 80 dipendenti da un appalto. Dopo mesi di scioperi, i primi punti dell’accordo sindacale aziendale stabilirono la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato di tutti i contrattisti a termine e in appalto. Oltre ad aumenti salariali, elementi di parità tra uomo e donna, ritmi di lavoro, organici, ecc.

Un importante risultato, frutto di una lotta unitaria, ma anche della determinazione nell’attuazione degli scioperi nei reparti negli uffici, alle prime catene di montaggio.

Si operava per costruire l’unità sindacale – dopo la scissione del 1948 -, e per un sindacato unitario, autonomo dalle imprese, dai partiti e dalle Istituzioni. Per attuare quanto previsto dall’art. 39 della Costituzione che, tra l’altro, stabilisce “l’organizzazione sindacale è libera… i sindacati registrati hanno personalità giuridica… possono stipulare contratti di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti i lavoratori…”.

LA BATTAGLIA PER L’INDIPENDENZA E L’AUTONOMIA 

Per attuare questi principi di indipendenza del sindacato ci battevamo su tutti i fronti, sociali, culturali, e politici. Così nel 1956 la Cgil chiamò i lavoratori italiani allo sciopero contro l’intervento militare in Ungheria; il PCI, non condividendolo, polemizzò con la Cgil. La risposta dei lavoratori militanti del PCI fu una battaglia politica nei congressi territoriali in corso. Grazie a quella battaglia al congresso nazionale del PCI – che si svolse a Livorno all’inizio del 1957- lo Statuto del PCI fu modificato, cancellando l’articolo che stabiliva che il sindacato era la “cinghia di trasmissione” degli orientamenti politici e sindacali del partito. Il Congresso, a maggioranza, cambiò lo Statuto e stabilì che il sindacato e gli iscritti erano autonomi e indipendenti dalle forze politiche, compreso il PCI, e che i militanti dovevano essere iscritti al sindacato.

Quindi si sviluppò l’iniziativa, in piena autonomia, per ricostruire l’unità sindacale, le lotte per i diritti del lavoro, sia con i rinnovi contrattuali, che con la conquista di leggi come “ la giusta causa” nei licenziamenti, lo Statuto dei Lavoratori, la tutela della maternità, della salute.

Contemporaneamente alla costituzione della Federazione Unitaria Cgil Cisl Uil e delle federazioni unitarie di categoria a partire dalla FLM, si stabilirono le regole statutarie che fissano l’autonomia e l’indipendenza del sindacato dalle imprese, dalle Istituzioni, dal Governo e dai partiti.

LO SVILUPPO DELLA DEMOCRAZIA INTERNA

Negli anni 70 si introdussero precisi principi negli statuti del sindacato. La Cgil stabilì con l’articolo 45 dello statuto che i componenti degli organismi dirigenti del sindacato sono incompatibili con l’appartenenza ai seguenti organismi: organi direttivi dei partiti, componenti di Consigli di amministrazione, componenti del Parlamento Italiano ed Europeo, dei Consigli comunali e regionali e del Governo.

Chi si candida a uno di questi organismi automaticamente decade, quindi totale autonomia e indipendenza anche dei singoli dirigenti.

Nei successivi congressi si sono compiuti ulteriori passi in avanti e con l’articolo 48 dello statuto della Cgil si stabilisce la rotazione degli incarichi e delle responsabilità, fissando:

a) che a ogni congresso si devono rinnovare almeno il 25% dei componenti;

b) che gli incarichi di segretari generali e componenti le segreterie delle strutture sindacali non possono essere ricoperti per più di due mandati congressuali (cioè otto anni).

Nello stesso congresso si è altresì introdotto nello statuto il principio che i bilanci annuali della confederazioni e delle strutture sindacali, annualmente, vanno resi pubblici. E che il trattamento economici dei dirigenti e dei funzionari del sindacato sono stabiliti da un regolamento nazionale, che viene definito e approvato dal direttivo nazionale, con riferimento a quanto previsto dai contratti nazionali di categoria.

Quindi. È chiaro che la Cgil, i sindacati, nel corso degli anni, democraticamente – nei congressi – hanno rinnovato le norme e lo statuto – introducendo principi, regole, norme, per assicurare nella trasparenza i principi fondamentali dell’autonomia e dell’indipendenza del sindacato, della democrazia nel suo operare, del rinnovamento dei suoi gruppi dirigenti. I dati degli iscritti, degli accordi, degli eletti negli organismi sindacali hanno come archivio, fissato dalla legge, il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e Lavoro), istituzione che il Governo Renzi vuole sciogliere.

IL RISPETTO E LA CONSIDERAZIONE SONO DOVEROSI

In conclusione, prima di rifiutare, blandire le trattive con i sindacati e con le parti sociali, prima di inveire e attaccare il sindacato, insultarne i dirigenti, in particolare della Cgil, i politici e i governanti si studino la storia e le regole con cui operano i sindacati in Italia. Senza prospettare – come ha fatto Matteo Renzi – che il sindacato elegga deputati per svolgere trattative con il Governo, oppure l’On. Pina Picierno che insulta il segretario generale della Cgil Susanna Camusso.

Chi governa, chi fa politica, ognuno nel proprio ruolo operi per attuare quanto previsto dalla Costituzione, a partire dall’articolo 3 che stabilisce:

“ … è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano, di fatto, la libertà e l’eguagluanza dei cittadini....”

Quindi assicurare il lavoro, superare la precarietà dei rapporti di lavoro riducendo da 46 a 4 o 5 le tipologie dei contratti. Non polemiche, ma fatti concreti che risolvano i problemi, a partire dall’occupazione – superando la crisi- e dalla parità di trattamenti e diritti.

L’altra sera, rientrando in casa, mi trovo di fronte al telegiornale che trasmette le immagini della carica della polizia ai lavoratori delle Acciaierie di Terni. Alcuni di loro sono feriti, sanguinano. Resto sconvolto da tali immagini: provengo dalla cerimonia a fianco di piazza del Duomo di Milano in ricordo di Giovanni Ardizzone, studente di Medicina, a 52 anni dalla sua scomparsa. Era il 27 ottobre 1962, appena terminato il comizio alla manifestazione indetta dalla Cgil milanese per la Pace e in solidarietà del popolo Cubano, Ardizzone – assieme ad altri giovani stava lasciando piazza del Duomo nella via accanto. Camminava sul marciapiede, viene travolto da una camionetta della polizia che corre a tutta velocità e muore. In quel momento ero alla Loggia dei Mercanti, a meno di 100 metri e vidi e vissi direttamente quella tragedia: un giovane morto perchè manifestava per la pace.

È necessaria una svolta da parte di chi governa , dai parlamentari che rappresentano il popolo in parlamento. Operate dialogando, confrontandovi, contrattando, con i rappresentanti dei lavoratori delle forze sociali, con il sindacato. Rivedete, modificate, i testi all’esame del Parlamento, per uscire dalla crisi, assicurare occupazione, eguaglianza dei diritti, con correttezza e rispetto dei lavoratori che manifestano. Se non lo farete i cittadini, i lavoratori, non potranno che sviluppare la loro mobilitazione, le lotte, preparando lo sciopero generale.

 Antonio Pizzinato

Milano 31 Ottobre 2014