Altri tre ammalati di mesotelioma pleurico sono morti a Casale Monferrato dal giorno in cui – 19 novembre – la Cassazione ha prescritto i reati e quindi annullato i risarcimenti e la condanna dell’Eternit. Come noto l’accusa nei confronti dell’imputato all’epoca titolare dell’azienda, il miliardario svizzero Stephan Ernest Schmidheiny, riguardava il disastro ambientale e le morti causate dall’amianto, effetti che si sono protratti ben oltre la chiusura della fabbrica, nel 1986.
Proprio le tre morti seguite alla sentenza della Prima Sezione della Cassazione, sono la più evidente conferma di quanto sia assurdo considerare prescritta una tragedia che continua e continuerà a produrre i suoi effetti sia sull’ambiente, sia falcidiando le vite di ex lavoratori Eternit e cittadini.
Due giorni dopo quella sentenza la Corte di Cassazione ha invece confermato la condanna, per omicidio colposo, di tre dirigenti della Fincantieri di Palermo, per la morte di 37 operai causata dall’esposizione all’amianto. Tre giorni dopo, il Pubblico Ministero di Milano Maurizio Ascione, al processo contro l’ENEL, chiedeva la condanna dei dirigenti della centrale di Turbigo per la morte di 8 operai e tecnici a causa dell’esposizione all’amianto: dai due agli otto anni e mezzo di reclusione.
Una fase di mobilitazione in Italia e nel mondo
Come sottolineavamo nei giorni scorsi, immediatamente dopo la sentenza Eternit, è necessario avviare una nuove fase, in Italia e nel mondo, di iniziative e mobilitazioni, per far adottare le necessarie misure in Italia e a livello internazionale per eliminare definitivamente l’amianto e porre fine a quello che ormai è da considerare un crimine contro l’umanità. Questa è anche l’indicazione assunta, il 20 novembre a Roma, dalle Associazioni vittime dell’amianto e famigliari – di vari Paesi del globo – riunite presso la Camera dei deputati. (Vedi in coda a questo intervento il testo del Manifesto, il link AIEA e il Comunicato stampa AIEA-Medicina Democratica).
L’amianto è una fibra killer, qualsiasi impresa che la produca, manipoli o commercializzi commette un crimine contro l’umanità: non lo scopriamo oggi, si sa da tempo, è certificato scientificamente de oltre un secolo! Quindi bisogna mobilitarsi e lottare ai diversi livelli per far adottare i provvedimenti necessari affinché si ponga fine alla strage e si renda giustizia alle vittime e ai loro famigliari.
La prima cosa da fare in Parlamento
In particolare – oltre a quanto illustrato dal citato “Manifesto di Roma” – è necessario intervenire perchè il Governo italiano operi, con scelte e finanziamenti, perchè il Parlamento approvi rapidamente la legge sull’amianto – della quale si è avviato l’esame alla Commissione lavoro del Senato – e si assicurino i necessari finanziamenti per realizzare le bonifiche e assicurare i risarcimenti alle vittime.
Le Regioni, in raccordo con i Comuni, devono definire i programmi e le iniziative di bonifica (sia degli stabili pubblici che privati, dei territori, delle aree industriali dismesse, ecc.) generalizzare l’anagrafe (i registri) sia degli ex esposti che dei malati di mesotelioma.
Non generici impegni, ma programmi concreti, con i necessari finanziamenti (come , ad esempio, sta facendo il Comune di Milano per 80 scuole).
Programmi concreti e verifiche puntuali
È altresì indispensabile realizzare organismi di controllo – con la partecipazione di rappresentanti delle associazioni delle vittime, dei sindacati e dei territori – che verifichino l’attuazione dei programmi. In ogni Regione, una volta l’anno, si deve svolgere la Conferenza regionale – con la partecipazione dei sindaci – per fare il punto su quanto realizzato e decidere le iniziative per l’anno successivo.
A questo scopo è indispensabile che nella Legge di stabilità siano approvati i finanziamenti sia per il Piano Nazionale amianto, sia per i Piani Regionali, senza i quali nel prossimo anno – come avvenuto nel 2014 – non si potrà attuare il programma di bonifica e risanamento ambientale del Paese.
Antonio Pizzinato
Milano 23 novembre 2014
LINK UTILI:
MANIFESTO DI ROMA:
L’AMIANTO È UN CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ
L’amianto è un crimine contro l’umanità che richiama alla responsabilità di chi – a scopo di profitto – ne ha promosso la produzione, l’estrazione, il commercio, l’utilizzo, producendo immani danni ambientali e centinaia di migliaia di malati e morti: non vi è giustificazione alcuna per chi si è macchiato di questo delitto. Non esistono scusanti quali il non essere stato a conoscenza o falsi meriti per avere occupato migliaia di lavoratori o messo sul mercato manufatti contenenti amianto a poco prezzo. Non è piu’ accettabile che, ancora oggi, in molti paesi, in interi continenti si metta a repentaglio la vita di milioni di persone nonostante si conosca bene la sua pericolosità.
Con l’appello di Milano del 1993 e il convegno di San Paolo del Brasile del 1994 è nata la rete Ban Asbestos. Si è preso coscienza della necessità di agire insieme e dal basso verso ogni istituzione responsabile, per mettere al bando l’amianto in tutte le sue forme e in tutto il mondo secondo i principi che seguono, a partire dal trasporto internazionale.
Non vi sono forme di amianto non nocive: è falso, scientificamente infondato che l’amianto crisotilo sia “poco nocivo”, che possa essere impiegato in modo controllato.
È assodato che non si possa stabilire un livello minimo di soglia al di sotto del quale la salute degli esposti sia garantita, è altrettanto evidente che via sia un rapporto dose-risposta: ad una maggiore esposizione corrisponde un rischio maggiore di malattia ed un minore tempo di latenza.
Per coloro che sono stati esposti si devono impiegare tutti i mezzi più avanzati per salvaguardare la salute; occorre, con il loro consenso e la loro partecipazione, sottoporre i soggetti ex esposti o esposti a sorveglianza sanitaria gratuita, secondo linee guida internazionali validate; si devono finanziare ricerche, libere da conflitti di interesse, volte ad ottenere cure efficaci per le piu’ gravi malattie asbesto correlate. Queste devono essere verificate e controllate da organismi scientifici consolidati. È indispensabile la partecipazione delle associazioni degli ex-esposti, delle vittime o loro famigliari.
Per chi ha subito danni (ex esposto o famigliari dell’esposto deceduto) e per chi è stato esposto al rischio amianto devono essere garantiti giusti riconoscimenti e risarcimenti.
La diffusione dell’amianto negli ambienti e nei territori richiede bonifiche e smaltimenti dei rifiuti in sicurezza: l’amianto va eliminato dal contesto sociale con piani di bonifica generalizzati: le istituzioni statali, europee ed internazionali devono farsene carico con legislazioni adeguate e devono imputare i costi ai responsabili.
Gli organismi di giustizia che hanno il compito di accertare le responsabilità devono avere sezioni nazionali competenti; la prescrizione per i delitti ambientali e per gli omicidi dolosi o colposi da amianto e da lavoro deve essere eliminata. Si deve operare per la costruzione di un tribunale penale internazionale per i crimini del lavoro e ambientali.
Roma, 20 novembre 2014
(Approvato dalle associazioni francesi, italiane, spagnole e svizzere presenti all’incontro presso la Sala della Mercede – Camera dei deputati del Parlamento italiano) – È pure approvato il documento proposto da Francisco Baez Baquet per la messa al bando internazionale dell’amianto crisotilo).
Comunicato stampa Medicina Democratica e Associazione esposti AIEA
I tre processi sull’amianto: 19, 20 e 22 novembre
Il 19 novembre vi è stata l’ormai famosa sentenza eternit che ha tolto ogni pena detentiva e risarcitoria al multimiliardario svizzero Stephan Schmideiny: nessuna vergogna, i ricchi se la cavano sempre!
Il 20 novembre la Cassazione si è invece pronunciata per la condanna per omicidio colposo dei responsabili della Fincantieri di Palermo (Lemetti e altri), per la morte di 27 operai e la malattia di altri 14, confermando in sostanza la sentenza della corte d’appello di Palermo (con pene piu’ lievi): Luciano Lemetti 3 anni e 6 mesi, Giuseppe Cortesi 3 anni e 1 mese, Antonino Cipponeri a 2 anni, 7 mesi e 10 giorni.
Oggi il pubblico ministero del tribunale di milano Maurizio Ascione ha chiesto alla fine della sua requisitoria la condanna dei responsabili della ex enel di tubigo, chiedendo pene da due a 8 anni e mezzo: velcic 8 anni e mezzo; Corbellini 7 anni; Negroni 5 e mezzo; Beduschi 4; Chizzolini 3; Mozzon 2. La sentenza è prevista per fine dicembre o gennaio. Speriamo che sia fatta questa volta un minimo di giustizia in nome degli 8 lavoratori deceduti per mesotelioma pleurico. Lo chiedono i famigliari e lo chiediamo noi, tra i deceduti c’è Oscar Misin, fondatore dell’AIEA.
Medicina democratica e l’Associazione italiana esposti amianto, presenti come parti civili in questi processi, ritengono che è ora di togliere la prescrizione per i delitti sul lavoro e dell’ambiente. Ma al tempo stesso sostengono che si deve andare in senso opposto alla liberalizzazione delle regole che difendono i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. La Costituzione va applicata e lo Statuto dei lavoratori va esteso a tutti senza eliminare alcuno dei suoi sacrosanti articoli, in particolare non devono mutare gli articoli 9, 13 e 18.
MD e AIEA, d’intesa con le associazioni degli esposti e delle vittime dell’amianto a Milano e in Lombardia, organizzeranno nei prossimi giorni un incontro-manifestazione per approfondire, discutere e stabilire le adeguate forme di lotta per eliminare l’amianto da tutto il territorio.
Milano, 22 novembre 2014
Per MD Fulvio Aurora
Per AIEA Armando Vanotto
Info: fulvio.aurora@virgilio.it – Cell. 339 2516050