IL JOBS ACT È LEGGE: ATTACCO ALL’ARTICOLO 18 E ALLA PARITÀ DEI DIRITTI DEI LAVORATORI

Il 3 dicembre al Senato è stato approvato definitivamente – con 166 voti a favore e 112 contrari – il Jobs Act, la Legge Delega sul lavoro.

L’attacco all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e alla parità dei diritti dei lavoratori è diventato legge: il Governo Renzi, con il voto di fiducia, si è fatto assegnare il compito di elaborare, definire e approvare entro i prossimi sei mesi sei decreti legislativi in materia di lavoro. Su tali testi il Parlamento – attraverso l’esame delle Commissioni – potrà solo esprimere dei pareri non vincolanti.

Con i sei Decreti, il Governo – in primo luogo – demolisce l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, poiché le norme approvate con il Jobs Act prevedono che per tutti i nuovi assunti non si applichi ai licenziamenti disciplinari ingiustificati il reintegro dei lavoratori, ma vi siano soltanto indennizzi economici.

Un altro Decreto riguarderà le modifiche degli ammortizzatori sociali; fra l’altro prevede l’abolizione della cassintegrazione per i lavoratori occupati presso aziende che falliscono o chiudono.

Un terzo Decreto riguarda le regole per la corresponsione dell’indennità di disoccupazione che – oltre ad altri aspetti – sarà rimodulata anche in relazione ai contributi che sono stati versati.

Un altro Decreto riguarda le regole relative al cosiddetto “Contratto a tempo indeterminato a regole crescenti”, che elimina l’articolo 18 per tutti i nuovi assunti e dovrebbe modificare le forme contrattuali. Come? Concretamente, si saprà solo una volta definito il testo del Decreto legislativo attuativo.

Questo tipo di contratto si prevede che sia applicato non solo ai giovani nuovi assunti, ma anche a tutti coloro che dal 1 gennaio 2015 cambiano azienda, luogo di lavoro, professione.

Un altro aspetto riguarda il DEMANSIONAMENTO cioè l’abbassamento della qualifica in relazione al mutamento di mansione, conseguente alla ristrutturazione o riorganizzazione produttiva o economica dell’azienda.

Inoltre si prevedono i controlli a distanza-videosorvegliata da parte dei datori di lavoro, sulla produzione, sul cellulare, sui computer dei lavoratori che vi operano. Questo implica la modifica delle attuali regole contrattuali, che consentono il controllo a distanza, secondo modalità definite, solo sulla base di un preventivo accordo dell’azienda con le RSU, le rappresentanze sindacali.

Quindi, siamo in presenza di una molteplicità di norme che anziché perseguire l’eguaglianza di diritti e tutele, aumentano le diseguaglianze tra tutti i futuri nuovi assunti, in particolare a svantaggio dei giovani e dei lavoratori in mobilità.

Con determinazione bisogna sviluppare la mobilitazione e la lotta a partire dallo SCIOPERO GENERALE E DALLA MANIFESTAZIONE DEL 12 DICEMBRE, perchè, innanzitutto, il Governo si confronti con le parti sociali, le Confederazioni sindacali sulle norme attuative della legge delega, cioè sui testi dei sei decreti legislativi, che non devono cancellare l’articolo 18 – relativo al reintegro dei lavoratori licenziati senza giustificato motivo – e non devono creare diseguaglianze, ma bensì affermare la parità dei diritti anche per quanto concerne gli ammortizzatori sociali, le politiche contrattuali, i controlli a distanza video e telematici.

RICOSTRUIRE UN SISTEMA GENERALE DI DIRITTI E TUTELE

L’aggravarsi della situazione è sottolineato e certificato dai dati sulla disoccupazione resi pubblici dall’Istat lo scorso 28 Novembre.

Il numero di disoccupati in Italia ha raggiunto la cifra record di 3 milioni e 400 mila, con un aumento di 286.000 unità rispetto allo scorso anno, pari al 13,2%. I disoccupati giovani tra i 15 e i 24 anni sono al 43,3%, il che significa che quasi un giovane su due è disoccupato. Il tasso di inattività, dai 16 ai 64 anni,ha raggiunto il 35,7%, cioè, un italiano su 3 non lavora, è privo di lavoro.

Questi dati, più delle nostre parole, sottolineano la gravità della situazione economica e sociale (disoccupazione, impoverimento, emarginazione, ecc.) e l’esigenza di un programma per rilanciare l’economia del paese, un PIANO DEL LAVORO, che determini sviluppo, occupazione, e – lo ripeto ancora – parità di diritti e tutele per tutti i lavoratori. Occorre avviare una nuova stagione per concretizzare il concetto di eguaglianza, fondato sulla dignità del lavoro, come previsto dall’articolo 3 della Costituzione. Occorre operare per superare la crisi economica e assicurare un futuro alle nuove generazioni.

Lo sciopero generale del 12 dicembre e le manifestazioni in tutta Italia devono segnare l’inizio di una nuova fase per cambiare e rinnovare l’Italia, costruire un paese più giusto, più equo e solidale.

Antonio Pizzinato

Milano, 4 dicembre 2014