L’AMIANTO IN LOMBARDIA: UN KILLER ANCORA DA STANARE

 

La ricerca Éupolis illustrata alla Commissione Ambiente della Regione

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Report di Saverio Paffumi per il sito di Antonio Pizzinato. Milano, 13 febbraio 2015

Non soltanto si mancherà l’obiettivo di completare entro il 2016 lo smaltimento dell’amianto in Lombardia, ma non è ancora a registro nemmeno l’opera di censimento, che denuncia farraginosità e disomogeneità tra le diverse aree e comuni della regione. È quanto è emerso con grande evidenza giovedì 12 febbraio nel corso della seduta congiunta fra la Commissione Ambiente del Consiglio Regionale, presieduta da Luca Marsico (Forza Italia) e il Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione di cui è Presidente Carlo Borghetti (PD). All’ordine del giorno la presentazione, da parte dell’istituto superiore di ricerca Éupolis, del rapporto “L’informazione ai cittadini e la riduzione dell’amianto in Lombardia”.

Il rapporto è stato illustrato dalla dottoressa Marina Riva e dal professor Gilberto Capano, che sono stati molto determinati nell’indicare il principale limite dell’intera operazione: una mancanza di coordinamento e di chiarezza nell’ indicazione delle priorità che mettesse le varie ASL impegnate nell’opera di rilevamento in condizione di lavorare in modo omogeneo, con tempi stabiliti e quindi certi. Così le ASL hanno portato avanti il censimento, sì, ma con tempi e modalità diverse da zona a zona e a tutt’oggi il quadro non è ancora perfettamente a fuoco.

“La legge regionale 29 settembre 2003 n.17” afferma il documento di sintesi di Éupolis, “si poneva, fra gli obiettivi principali, quello di promuovere iniziative di educazione ed informazione finalizzate a ridurre la presenza dell’amianto (…) secondo quanto stabilito nel Piano Regionale Amianto Lombardia (PRAL). All’interno di questo quadro normativo” – a partire ovviamente dalla legge 23/3/1992 n. 257 che mise al bando estrazione, commercializzazione e utilizzo dell’amianto – “il PRAL si è posto l’obiettivo strategico dell’eliminazione dal territorio regionale dell’amianto entro il gennaio del 2016, a partire da un sistema informativo complesso”.

Zero amianto… sì ma quando?

Di tale sistema fanno parte il censimento (sulla base delle segnalazioni alle ASL da parte di soggetti pubblici e privati), la mappatura operata per mezzo del telerilevamento delle coperture in cemento-amianto condotta da ARPA (l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente); la localizzazione di amianto naturale. Nel 2007, in base alla mappatura ARPA, risultavano presenti 2 milioni e 800 mila metri cubi da smaltire. Nel 2012 l’aggiornamento dei dati indicava un residuo di circa 2.000.000 di metri cubi, ovvero una diminuzione inferiore al 30% che rende praticamente certo il mancato raggiungimento dell’obiettivo “zero amianto” nel 2016.

Le attività connesse al censimento sono state affidate alle ASL in collaborazione con i Comuni e le Province. I dati, raccolti sulla base dei moduli cosiddetti NA – 1 distribuiti alla cittadinanza dai Comuni, sono inseriti in registri informatici istituito presso ogni ASL.

All’inizio del 2012 il confronto tra le stime del telerilevamento effettuato dall’ARPA “restituiva un quadro ancora incerto”. Infatti al volume stimato dall’ARPA di 2,8 milioni di metri cubi di amianto corrispondevano 1,377 milioni di metri cubi effettivamente individuati e censiti. Come dire, appunto, che si era ancora molto lontani dalla reale conoscenza del problema. Si consideri, a maggior ragione, che il telerilevamento ARPA riguarda esclusivamente le coperture in cemento-amianto (Eternit), quindi fornisce un dato che corrisponde soltanto a una parte dell’amianto impiegato nei vari comparti costruttivi e industriali.

La sanzione ha stimolato il censimento

Anche per accelerare il processo informativo è stata allora istituita una sanzione amministrativa (legge regionale 14/2012) per la mancata segnalazione di manufatti contenenti la famigerata fibra, anche in forma compatta. Nel 2013, in effetti, i grafici mostrati da Éupolis mostrano un picco di flussi informativi, cui però le ASL hanno fatto fronte con fatica: “Si sono registrati importanti ritardi nell’imputazione dei dati” per via “dell’altissimo numero di pratiche di NA-1 ricevute in pochi mesi, senza poter contare su personale disponibile a rispondere a questa nuova necessità”. In particolare il professor Capano ha sottolineato la mancanza di direttive chiare, che dessero ai dirigenti ASL un quadro di priorità in base a cui svolgere questo tipo di lavoro: “se non c’è una tempistica da rispettare, l’imputazione dei dati sull’amianto finisce in coda ad altre operazioni”. Ne consegue un quadro diverso da un territorio all’altro. Solo le ASL Bergamo, Milano 1 e 2, Cremona, Valcamonica – Sebino e Lodi hanno stimato una percentuale di imputazione superiore al 90% rispetto alle schede NA – 1 pervenute.

“Queste problematiche” – conclude Éupolis – “rendono necessaria un’azione di sistematizzazione e ‘ripulitura’ del data base in modo da renderlo utilizzabile per elaborazioni statistiche complesse”. Éupolis suggerisce, per il futuro, sistemi diretti di imputazione dati on line che consentano di evitare alle ASL il grosso del lavoro, “sfruttando anche gli Sportelli Amianto diffusi sul territorio regionale (spesso in collaborazione con l’associazionismo locale)”.

Nel febbraio 2014 i dati del censimento, dopo l’accelerazione del 2013, hanno superato quelli dell’ARPA, attestandosi a oltre 3 milioni di metri cubi censiti. Un dato positivo che però non è ancora giudicato soddisfacente in termini di corrispondenza al reale.

Comuni virtuosi e Comuni negligenti

Da un’analisi campione focalizzata sull’ASL di Bergamo, emerge una situazione “a macchia di leopardo”, con Comuni virtuosi (una decina) che hanno fornito dati in misura perfino superiore alle stime dell’ARPA e altri (71) dove il rapporto si inverte nettamente. In 53 comuni il censimento non arriva neppure al 30% del dato registrato con il telerilevamento ARPA.

Insomma il quadro è allarmante: in Lombardia, regione che detiene il record italiano della presenza di amianto, con il 37% di tutto il quantitativo stimato in Italia, il killer è ancora in gran parte nascosto, quindi doppiamente pericoloso. E gli strumenti informativi attivati dalla Regione “sembrano aver avuto una maggior attenzione verso interlocutori tecnici e amministrativi invece che la cittadinanza in generale. Anche i convegni realizzati e gli articoli scientifici pubblicati, per natura e diffusione, sembrano dedicati soprattutto a un pubblico esperto”. Éupolis arriva a suggerire un sito web che permetta “il download dei dati ARPA della mappatura” al fine di “veicolare informazioni chiare, scientificamente attendibili ed esaustive”.

Una nuova conferenza regionale sull’amianto

Se riguardo i dati del censimento il piatto piange, per quanto concerne lo stato delle bonifiche sicuramente non ride: “è emerso che i dati presenti nel data base Progetto Amianto siano da considerare inattendibili, in quanto la quasi totalità delle ASL non ha inserito con periodicità le informazioni sul data base progetto amianto”. Del resto, si fa osservare, il censimento è nato per stimare i quantitativi, non per seguire l’andamento delle bonifiche. Ecco così che si assiste ad un altro importante vuoto informativo. “In generale – osserva Éupolis – uno snellimento delle procedure burocratiche per la bonifica e un incentivo a promuovere convenzioni con aziende che si occupano di smaltimento e bonifica, come fra l’altro già realizzato da diverse amministrazioni comunali, dovrebbe giovare anche all’andamento delle segnalazioni. Spesso l’amianto non viene dichiarato perché le procedure per un’eventuale bonifica del sito sono troppo complesse e costose”. Problemi complessi (bonifica e smaltimento) che se vissuti come non risolvibili “rischiano di limitare di fatto a monte il flusso informativo”. È il caso di dirlo, la tentazione diventa quella di nascondere la polvere sotto il tappeto. Solo che la polvere di amianto è un nemico letale. Un nemico che a quanto pare non ha smesso neppure di crescere – si veda il problema delle importazioni, al centro di un’inchiesta del procuratore Guariniello e di un’interrogazione parlamentare (i link agli articoli, qui e qui).

Nell’insieme il quadro informativo viene definito da Éupolis “complesso, disomogeneo e in alcuni casi inaffidabile” e rivela la necessità di ridisegnare “gli assetti di governance sul tema specifico”.

In tale contesto, è stato spiegato dai ricercatori rispondendo a una domanda del Presidente Borghetti, appare difficile perfino stilare un ordine di pericolosità e quindi di priorità di intervento, nonostante l’incremento delle segnalazioni che affluiscono alle ASL sia da considerare a tutti gli effetti un trend positivo. Al termine dell’audizione il Presidente della Commissione Luca Marsico e il Presidente del Comitato Paritetico Carlo Borghetti si sono detti concordi nel lanciare l’idea di un convegno regionale, sulla falsariga di quello svoltosi nel febbraio del 2014, da tenersi presumibilmente in aprile, in corrispondenza o prossimità del 28, giornata mondiale della salute e della sicurezza sul lavoro.